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Un fenomeno non localistico
Ecco, io volevo innanzitutto dire una cosa. Nelle
prime edizione della rassegna naive di Luzzara ho
potuto constatare con sorpresa che i pittori naifs
che venivano segnalati e premiati, provenivano quasi
tutti al di fuori di Luzzara e del territorio della
Bassa reggiana. Provenivano da tutte le città
d'Italia, dalla Sicilia, anche dall'estero, sembra
quasi che i luzzaresi, anche attraverso la loro
giuria, volessero proprio evitare di dare al
fenomeno naif un connotato locale, rimpicciolendolo.
Sono andato a guardare tutti i vari verbali: è mai
possibile che in diversi anni, per una ventina, una
trentina d'anni, tra quelli che venivano premiati,
non solo di Luzzara ma anche della Bassa, erano
un'esigua minoranza? Erano pochissimi. C'era quasi
un pudore sia da parte, diciamo dei luzzaresi che
dei membri della giuria anche dello stesso
Cesare Zavattini. Perché vollero evitare che il
fenomeno dei naifs si rimpicciolisse, che diventasse
un fenomeno locale. Tanto è vero, anche questo è
importante, che le rassegne, tutti gli anni,
venivano trasferite a Milano perché c'era una
galleria che le aveva richieste, perché lo
desideravano, lo volevano. Poi no so se sono
andate sempre a Milano, tutti gli anni andavano
sempre in una città, anche a Bologna, sono andate a
Ferrara, sono andate anche all'estero. Per dare
proprio una connotazione al Premio dei naifs, che
non avesse una connotazione localistica, molto
rimpicciolita, fra, diciamo, le cinta di un Comune
I luzzaresi e il
Premio
Volevo ricordare
un'altra cosa, che mi piace appunto esaminare,cioè
come sono state ripartite le spese nella prima
edizione del Premio dei Naifs. Intanto il costo non
è stato molto alto, il costo totale è stato di
1.375.00 lire, così ripartite: per il Comune una
spesa solo di 300.00 lire, poi c'erano 100.00 lire
della Provincia e ben 700.000 lire provenienti da
ditte e privati.
Ecco, questo è
importante, perché vuol anche dire che questa
manifestazione, questa esposizione, era molto
sentita dalla gente, dalla popolazione luzzarese,
specialmenten da chi svolgeva delle attività di
carattere economico e comprendeva l'importanza che
aveva per Luzzara questa Rassegna perché richiamava
dei turisti. E quindi questo: la gente del luogo
aveva appreso l'importanza del Premio proprio,
diciamo così, per Luzzara in generale, per la sua
economia. Cosa che non avevano compreso una parte
dei consiglieri comunali. Perché una parte dei
consiglieri erano contrari al Premio su una base che
appariva come concreta, invece era astratta. Perché
sostenevano che spendere quelle 300.00 lire per il
Premio era come buttar via i soldi: era meglio usare
quei soldi per fare due metri di fognatura. Invece
un'astrazione era proprio quella, mentre la
concretezza si aveva proprio nell'investire quei
quattrini nel Premio. Perché investendoli nel Premio
dei naifs attraeva tanti turisti, tanti visitatori e
quindi il Comune ne aveva un vantaggio. E questo
l'avevano capito proprio i luzzaresi.
Bolondi e
Zavattini
Io voglio ricordare un
grande Sindaco di Luzzara, che era Renato Bolondi.
Era anche un mio grande amico, e non è che non abbia
fatto fatica - appunto preché era questo contrasto
tra i finti concreti e i finti astratti - ma Bolondi
facendosi forte anche di Zavattini é riuscito poi a
spuntarla. Mi ricordo........ Ecco, questo é un
ricordo che ho avuto di Bolondi che si ricollega con
Zavattini. Ormai erano già passati diversi anni
dall'inizio del Premio e Zavattini tornava ogni
tanto a Luzzara, però lui aveva il desiderio di
ritrovare i mobili di casa sua, perché quando é
deceduto sua padre, la famiglia Zavattini subì un
pignoramento e tutti i mobili erano finiti non si sa
bene dove. E lui, Zavattini, li voleva andare a
cercare perché se ne voleva riappropriare, perché
recuperando questi mobili era come se, diciamo, si
ricongiungesse con i suoi genitori. Noi
abbiamo girato il paese con Bolondi e poi, ad un
certo punto, Bolondi li ha scoperti che erano nel
cortile di un falegname dove avevano appoggiato la
testata e alcune altre parti del letto del padre di
Zavattini. Subito Zavattini li aveva riconosciuti ed
era felicissimo perché si impadroniva di questa
parte, del letto dove era nato. E tutto contento
disse a Bolondi: "Caro Bolondi se io vado nella luna
il primo che saluto sei tu".
Mani libere di
Za con i pittori
Beh, insomma, adesso
non voglio troppo dilungarmi, ma vorrei anche
ricordare la funzione che ha svolto Zavattini nella
giuria del Premio. Intanto, lui non ha voluto essere
il Presidente: aveva un senso, diciamo così,
dell'amministrazione, della gerarchia
amministrativa, per cui voleva che il Sindaco fosse
il Presidente della giuria. Ma io credo che in
questo suo desiderio ci fosse anche una malizia,
perché voleva "tenersi le mani libere", se lui fosse
stato il presidente, avrebbe dovuto seguire,
diciamo, l'indirizzo ufficiale, invece lui voleva
essere libero. Tanto é vero che delle volte prendeva
delle posizioni che erano in contrasto con le
decisioni della giuria. Questo per esempio era
avvenuto con il pittore Serafino Valla. Perché
Valla, anche questo é bello, non era stato accettato
al Premio e lui se l'era legata al dito, perché non
accettava di non poter partecipare e di essere stato
rifiutato. Allora cos'ha fatto: si é voluto mettere
in gioco, ha voluto mettere le sue opere a giudizio
della gente di Luzzara e ha nfatto una mostra
proprio in piazza, sotto i portici, perché voleva
appunto l'appoggio del popolo che doveva essere un
appoggio in contrasto con la giuria del Premio. Ma
dunque: proprio in quel momento era passato di lì
Zavattini, che non é che seguisse, come ho detto
prima, le indicazioni della giuria in modo
integrale, era libero. E allora si é fermato e ha
parlato con Valla, seduti ad un tavolino del caffè.
Ha ascoltato tutto quello che gli ha raccontato
Valla, delle sue gravi situazioni, dei contrasti
enormi cha ha avuto, dei dolori e Zavattini
gli ha detto: "Ma tu Valla ne hai passate più di
me!". Anche grazie a questo interessamento di
Zavattini, da allora Valla é stato ammesso al
Premio. Zavattini, con alcuni membri della giuria,
era anche andato a Boretto, a trovare Pietro
Ghizzardi. Per farlo conoscere. Tra l'altro
Ghizzardi, che era l'uomo più umile, più timido, più
riservato, per la giuria del Premio Luzzara é stata
la colonna più importante. Perché Ghizzardi c'é
sempre stato dalla prima all'ultima edizione. Questa
é una cosa incredibile, un uomo così timido, così
riservato, nel Premio Luzzara direi che é stato il
più importante, ed é stato riconosciuto come tale
anche grazie all'intervento di Zavattini.
Alleati in Francia
delle avanguardie
Ecco, io adesso volevo
cercare di concludere. Perché, ma questa è una cosa
che sapete anche voi, è inutile che stia qui a
parlare ancora del fatto che il fenomeno del
naifismo è un fenomeno che non è nato a Luzzara e
che anzi il riconoscimento più importante l'ha avuto
in Francia con Henri Rousseau, questo grande pittore
naif che tra l'altro piaceva anche a Giorgio
Morandi, è stato scoperto e valorizzato in Francia
in quel periodo, verso la metà dell'Ottocento. E'
stato Perché in quel momento c'era una frattura, un
rifiuto degli artisti d'avanguardia fra i quali
anche Pablo Picasso contro l'arte tradizionale. E in
questa frattura si è inserito Rousseau , si erano
inseriti i pittori naifs, perché erano slegati dalla
tradizione, quindi essendo slegati dalla tradizione
erano, diciamo, alleati naturali dei pittori
d'avanguardia. Per cui, ad esempio, abbiamo un
Picasso che andava a trovare Rousseau e poi si
complimentava con lui. Quando è morto Rousseau,
artisti e critici d'avanguardia come Guillaume
Apollinaire sono andati sulla sua tomba a
ricordarlo. Perché questi naifs in fondo erano una
punta avanzata dell'arte: di un'arte contro
l'accademismo e, quindi, si erano alleati
naturalmente con i pittori delle avanguardie, fra i
quali ovviamente Picasso e altri con lui
Le difficoltà in
Italia
Ma come mai, diciamo
la verità,qua in Italia i naifs non sono stati molto
considerati? Secondo me si tratta perlopiù di una
questione di carattere culturale, perché l'Italia
era dominata da una cultura di tipo classico. Una
cultura che aveva, diciamo, i propri modelli nel
Rinascimento. Dal Rinascimento i punti verso i quali
doveva svolgere il proprio percorso e in quella
direzione non poteva trovare i naifs, non c'erano.
Perché i naifs si ricollegavano spontaneamente al
Romanticismo, cioè a un'arte che partiva dalla
propria interiorità, dal proprio sentimento
interiore che non faceva riferimento a dei modelli
verso i quali volgersi. Tant'è, non è un caso, che a
venire a comprare dei quadri naifs, a Luzzara, anche
qui a Gualtieri, venivano dalla Germania, venivano
dalla Svizzera, non venivano dal'Italia. Perché gli
italiani erano appunto molto influenzati da una
cultura di tipo classico, che avevano poi in
Benedetto Croce un esponente importante e invasivo.
Anche se Benedetto Croce valorizzava, diciamo, il
sentimento, valorizzava l'espressione, però sempre
all'interno di uno spiritualismo di tipo culturale,
che quindi escludeva dall'accesso a chi era
sprovvisto di cultura. Ricordo anche un regista
importante proveniente dalla Svizzera, Walter Marti.
Il quale ha fatto un film sui naifs, ma poi questo
film l'hanno proiettato in tanti paesi europei ma
non in Italia, cioè la televisione italiana ha
sempre rifiutato tutti questi filmati che
riguardavano l'arte naive, come hanno accantonato,
per non dire rifiutato, quella'altro importante film
di un regista di Roma, Raffaele Andreassi; anche
questo era andato alla Rai, però l'hanno scartato,
non l'hanno proiettato, perchè c'era questa
questione di carattere culturale.
Infine vorrei dire una
parola sola. Vorrei dire ai pittori naifs di non
dare retta ai critici. Perchè se danno retta ai
critici non sono più naifs.
Tiziano Soresina e Simone Terzi, L'
interiorità romantica dei naifs” in “I Naif del
Po”, Comune di Gualtieri – Assessorato alla Cultura
e Associazione Artistica Tricolore, Gualtieri 2018 |