|
Il messaggio sempre
attuale dell’arte naive
di Tiziano Soresina – giornalista e scrittore
I naifs
sanno parlare al cuore della gente. E, nello
specifico, lo fanno da oltre mezzo secolo gli
artisti “ingenui” che vivono a ridosso del Grande
Fiume. La domanda però è lecita: si sono evoluti da
quella sorta di etichetta iniziale fatta di disagio,
emarginazione, sprovvedutezza tecnica e scarsi
studi?
Certamente si. Fra l’altro chi nel periodo del boom
non dipingeva per diletto, ma purtroppo piazzava
opere in serie solo per accaparrarsi soldi facili
(sfruttando a cavallo degli anni ’70 e ’80 la forte
richiesta del mercato), è rimasto impigliato nella
“rete” della mancanza di una vera spinta creativa,
si è pian piano autoesluso, è letteralmente sparito
quando l’aspetto economico non ha fatto più da
traino. Una vicenda rivelatasi comunque non
indolore. Infatti l’inquinamento della produzione
naive da parte di alcuni falsi istintivo ha causato
più di un danno d’immagine al movimento che già di
suo, faticosamente, solo dal 1958 in avanti aveva
trovato considerazione in Italia ed un successivo
momento-chiave sei anni dopo con la mostra romana a
Palazzo Barberini (scelti 27 pittori francesi e 19
italiani) in cui vennero proposte anche le opere di
una triade tutta padana firmata da Antonio Ligabue,
Andrea Mozzali e Bruno Rovesti.
Ma è
acqua passata. Chi dopo l’effimero boom ha
continuato ad esprimere genuinamente su tela i
propri moti interiori (toccando, con alcuni
protagonisti, alti livelli estetici) è arrivato sino
a noi con un entusiasmo invidiabile. Lo si nota
nelle mostre, decisamente frequentate. Per non
parlare del rapporto fra l’artista e il pubblico,
sempre franco, diretto, coinvolgente. L’arte
popolare ha questa forza e i naifs – che sanno di
esserne parte integrante, evocando i pittori degli
ex-voto religiosi come antichi precursori – la
coltivano, cavalcando i decenni.
Ma entriamo nelle sfaccettature del naifismo
attuale. Un’analisi ben strutturata ce l’ha indicata
Giuliano Zoppi. Nel pieno della sua creatività,
aveva consapevolezza di sé, poi un destino amaro ha
messo la parola “fine” al suo cammino terreno. Chi
scrive si era confrontato con lui pochi mesi prima
della scomparsa. Per colleghi e appassionati sono
parole di sicuro riferimento: “Penso che un
pittore naif di oggi non parta mai dal niente, penso
che il prodotto (il dipinto) sia il risultato di un
pensiero sofferto e vagliato mentalmente. Ed è in
questo che forse sta il cambiamento fra un naif di
cinquant’anni fa con uno dei giorni nostri. Oggi
sono tutti più acculturati e “bombardati” da
notizie, avvenimenti e stravolgimenti di ogni sorta.
Il mondo si evolve, di conseguenza anche l’uomo si
evolve. Cesare Zavattini definiva il naif “Ignorante
come una talpa, ma furbo come una volpe”. Ora non lo
potrebbe più dire. E come diceva Anne Devroye Stilz,
direttrice del Museo “Anatole Jakovsky” di Nizza:
“Uno nasce naif, non lo può diventare e come istinto
preferisce più l’essere che l’avere”. E io direi che
l’essere naif è anche un modo di vivere”.
Annotiamo poi molta prudenza se non preoccupato
scetticismo sull’utilizzo di nuove tecnologie. Il
web ha allargato il campo dei contatti virtuali con
colleghi, collezionisti, mercanti d’arte e musei. Ma
a quale prezzo? “ I social aiutano a divulgare il
proprio operato in tutto il mondo – dice Luigi
Camellini – ma non
influenzano la creatività di chi comunque si esprime
attraverso un animo ingenuo ed istintivo, fatto di
ricordi, sentimenti e valori vissuti. Strumenti
tecnologici freddi che non trasmetteranno mai,
attraverso foto, filmati o biografie l’emozione
dell’opera autentica che hai davanti e il contatto
con il pittore. L’evoluzione dell’artista è avvenuta
non per i mezzi di comunicazione, ma perché vi è
stata un’indubbia crescita critica, culturale e
scolastica, che ha messo a disposizione strumenti
per esternare in modo nuovo ciò che comunque nel
cuore aveva di antico, da comunicare alle
generazioni presenti e future, affinchè rimanga
traccia di un passato quasi del tutto scomparso. Un
mondo che non è stato virtuale, ma di fatiche e
tribolazioni, comunque ricco di rapporti umani, di
solidarietà. E poi i naif nella loro semplicità
esaltano un grande valore: sognare”
Gli fa eco Franco Mora che lancia pure un allarme,
alludendo sia a mostre a pagamento poco qualificate
se non dubbie, sia ad artisti senza gavetta che
spuntano come funghi nella Rete nel nome di un non
ben definito istinto naif: “Una volta i media
erano per un artista il veicolo più importante per
far conoscere la propria pittura. E da parte mia
posso aggiungere che i murales mi hanno dato il modo
di esternare la mia arte in tutta la penisola. Oggi
Internet, Facebook ed altri social hanno fatto si
che tutto venga livellato. Le nuove tecnologie hanno
di bello che accorciano le distanze per la
comunicazione fra artisti di tutto il mondo, hanno
dato modo di condividere pensieri, esperienze,
notizie, carriere artistiche. Ma l’importante è
avere contatti con chi ancora crede nel dipingere i
sogni che ognuno di noi ha dentro. Il mondo è
diventato più piccolo e contatti con importanti
musei e gallerie sono all’ordine del giorno, ma
bisogna saper selezionare, chiedendo conferme a
sicure conoscenze. Pur ammirando i nuovo mezzi, uno
come me, nato sulle rive del Po dove ho conosciuto e
vissuto con i più grandi naifs, resta sempre
dell’idea che si dipinge senza vincoli economici e
solo per esternare i propri sogni, lanciando
messaggi alle persone, continua ad illustrare le
proprie emozioni ancora oggi. E come diceva il
critico Nevio Iori, vale sempre la pena raccontare i
sentimenti con il pennello intinto nel cuore”
L’interpretazione della realtà e la ricerca di un
punto di coagulo in chiave futura li ritroviamo
infine nelle riflessioni di Carlo Moretti: In un
azzeccatissimo paragone un critico ha definito i
naif “i sommergibili dell’arte”, invisibili sulla
superficie del mondo artistico ufficiale, ma
attivissimi sott’acqua. Ogni tanto lanciamo i nostri
siluri artistici per poi reimmergerci nella nostra
ricerca. Perché molti di noi continuano
instancabilmente a cercare, come tutti i veri
artisti fanno del resto, accarezzati dallo spirito
naif o no. Manca certamente un luogo fisico da
chiamare “casa”, un centro, un museo, come quello
zavattiniano di Luzzara, dove valorizzare
istituzionalmente il movimento di arte popolare che
modestamente rappresentiamo e che sia in grado di
attirare giovani artisti come aveva fatto con noi,
ispirandoli a seguire le orme dei padri (dei
bisnonni, ormai per loro!) e ad aprire nuovi filoni
inesplorati”
Insomma passano gli anni, ma il movimento naif
rimane un “laboratorio” interessante, tutt’ altro
che statico, anzi vivo e propositivo in quest’area
geografica che ha il Po come filo conduttore e
confini non sempre certi. E’ il continuo rinnovarsi
di un’arte alla portata di tutti, da comprendere
unicamente con gli occhi, l’anima, il cuore. Senza
sovrastrutture o artifici concettuali. Ci parla
della vita attuale e passata, delle cose semplici,
di ambienti e sentimenti, ma anche di sogni, mondi
fantastici e voglia di felicità. Con toni, modalità
nonché intuizioni differenti a seconda
dell’interprete, pittore o scultore che sia. Non ne
rimarrete delusi.
Tiziano Soresina, Il messaggio sempre
attuale dell’arte naive” in “I Naif del Po”,
Comune di Gualtieri – Assessorato alla Cultura e
Associazione Artistica Tricolore, Gualtieri 2023 |